martedì 30 ottobre 2018

Art by Zinaida Serebriakova (Neskučnoe, 1884 - Parigi, 1967)






























Non la poesia d’occaso che plasmi quando pensi ad alta voce,
con il suo tiglio in inchiostro di china
e i fili del telegrafo sopra la rosea nube;

né l’interno tuo specchio, con le fragili
spalle nude di lei che ancora vi balenano;
non il lirico clic di una rima tascabile,
il motivetto che ti dice l’ora;

e non le monetine e i pesi sui giornali
della sera impilati nella pioggia;
non i cacodemoni del tormento carnale;
non la cosa che puoi dire assai meglio
in prosa…

ma la poesia che piomba da altezze sconosciute
quando attendi gli spruzzi dalla pietra
laggiù lontano, e corri alla penna come un cieco,
e dopo giunge il brivido e poi ancora…

nel viluppo dei suoni, leopardi di parole,
insetti come foglie, ocellati uccelli
si fondono formando una silenziosa, intensa
trama mimetica del perfetto senso.

Vladimir Nabokov (Pietroburgo, 1899 – Montreux, 1977)



domenica 28 ottobre 2018

Art by Andrée Bienfait (born in Belgium, 1956)




















Più necessario della notte, ascolti
godendo la mia pena.
Sola come le rocce che tranquille
emergono dai flutti, io prego il mare
delle tue labbra di placarmi. È giorno
senza bellezza o grido. Tu potresti
mutarmi in onda, se volessi, tu
se t’accostassi a cingermi. Reclino
il capo immaginando, ed ardo e tremo.
Come non torni? Come non ti accoglie
questo richiamo di fanciulla? Dove
trovare la pietà, se tu che dolce
sei come il vento, non mi sfiori? Assorto,
vociferando mitemente il mare
mi lambe, e io penso le tue mani, e gemo.

Anna Maria Ortese (Roma, 1914 – Rapallo,1998)

giovedì 25 ottobre 2018

Art by Leszek Piotrowski (born 1984 in Gdynia, Poland)















Lei è in piedi sulle mie palpebre
e i suoi capelli sono nei miei,
lei ha la forma delle mie mani,
lei ha il colore dei miei occhi,
lei è sprofondata dentro la mia ombra
come una pietra sopra il cielo.
Lei ha sempre gli occhi aperti
e non mi lascia dormire.
I suoi sogni in piena luce
fanno evaporare i soli,
mi fanno ridere, piangere e ridere
parlare senza avere niente da dire.

Paul Éluard (Saint-Denis, 1895 – Charenton-le-Pont, 1952)