sabato 28 aprile 2018

Art by Salvatore Grillo












La bellezza deve essere posa e gesto ma senza esaurirsi in questi, anzi traendone linfa per essere.

Era il mese di giugno, il sole del mattino spuntava dalle nuvole e Alain percorreva lentamente una via di Parigi. Osservava le ragazze, che mettevano tutte in mostra l’ombelico tra i pantaloni a vita molto bassa e la maglietta molto corta. Era affascinato: affascinato e persino turbato: come se il loro potere di seduzione non fosse più concentrato nelle cosce, nelle natiche o nel seno, ma in quel buchetto tondo situato al centro del corpo. La cosa lo fece riflettere: Se un uomo (o un’epoca) vede il centro della seduzione femminile nelle cosce, come descrivere e definire la pecularietà di tale orientamento erotico? Improvvisò una risposta: la lunghezza delle cosce è l’immagine metaforica del cammino, lungo e affascinante (per questo le cosce devono essere lunghe), che conduce alla realizzazione erotica; infatti, si disse Alain, anche in pieno coito la lunghezza delle cosce conferisce alla donna la magia romantica dell’inaccessibilità. Se un uomo (o un’epoca) vede il centro della seduzione femminile nelle natiche, come descrivere o definire la peculiarità di tale orientamento erotico? Improvvisò una risposta: brutalità; allegria; il cammino più breve verso il traguardo; traguardo tanto più eccitante perchè duplice. Se un uomo (o un’epoca) vede il centro della seduzione femminile nel seno, come descrivere e definire la peculiarità di tale orientamento erotico? Improvvisò una risposta: santificazione della donna; la Vergine Maria che allatta Gesù; il sesso maschile inginocchiato davanti alla nobile missione del sesso femminile. Ma come definire l’erotismo di un uomo (o di un’epoca) che vede la seduzione femminile concentrata al centro del corpo, nell’ombelico?

Milan Kundera: "La festa dell’insignificanza"

venerdì 20 aprile 2018

Art by Burton Silverman (1928, Brooklyn)

























Ti dedico i miei occhi, le mie labbra, i miei denti.
Le poesie? Che te ne fai delle mie poesie scritte perché non sapevo tacere?
Che te ne fai delle mie poesie che non ti possono amare?

Com'è bello che non siamo né uccelli né devoti all’imbrunire
e non abbiamo le ali ma le braccia.
L’ultima cosa che ci attende non può essere la nostra morte,
perché i desideri del nostro sangue da qualche parte devono continuare.

Tu sei una donna, piccola,
tu sei una piccola donna
e un immortale agosto ti ho portato nelle mie ballate.
Resta col mio ti Amo che sopravviverà a tutte le mie
lamentevoli nenie, a tutte le mie trasformazioni.
Resta accanto ai miei occhi.

Sopravviveremo a noi stessi, non solo nel tumulo delle nostre tombe,
perché abbiamo saputo, abbiamo saputo, teneri e superbi,
fuggendo dai coltelli e dalle granate uccidere gli angeli in noi
continuando a restare angeli.

Posteri, cercateci qualche volta seguendo un filo rosso,
solo i nostri corpi giaceranno sotto la terra muta,
ma calpestate piano,
per non ferire le nostre labbra,
e non pestate i nostri sguardi morti.

Izet Sarajlic

Art by Timothy Joseph Allen (1970, American)









Questa sera rileggo le mie parole
per rifinire il loro tono e offrirle
a un oscuro editore. E rivedendo
le loro sillabe esatte e traditrici
mi tentano lo sconforto e l’accidia.
Dove nascondono la vita che serbavo
nel loro solaio di ombre, dove celano
la passione che mi obbligò a tracciarle?
Non trovo risposta, e nel loro specchio
scopro soltanto il volto di uno sconosciuto.
Non c’è luce nelle mie parole, ai miei occhi
mancano di bellezza. Perché allora
persistere nella loro illusione, e perché
offrirle ora agli altri?
Forse nella speranza
del lettore futuro che immaginò Cernuda?
È bello il suo sogno, e la poesia
è molto bella, ma io mi domando,
disilluso, se può la mia lettura,
con il suo fervore odierno,
dare a quell’uomo la felicità
che scrisse di non provare; se meriterò
questo incerto lettore; e in che strana maniera
i versi e la vita che sentiamo frustrati
sapranno compiersi un giorno negli occhi di un altro.

Vicente Gallego

mercoledì 11 aprile 2018

Art by Francesco Hayez















Quando tu sarai vecchia e grigia e sonnolenta,
col capo tentennante accanto al fuoco, prendi questo libro.
Leggilo lentamente, e sogna del tenero sguardo
Che i tuoi occhi avevano un tempo
E delle loro ombre profondo.

Quanti furono ad amare i tuoi momenti felici
E quanti amarono la tua bellezza
Con vero e falso amore?

Ma solo uno amò la tua anima pellegrina
E amò il dolore del tuo volto
che stava cambiando.

Piegata accanto alle braci lucenti
Appena triste, rimembra di come l'amore fuggì
E passò alto sopra le montagne
Per nascondere il suo volto in nugolo di stelle.

William Butler Yeats