lunedì 26 marzo 2018

Art by Franz von Lenbach ((Schrobenhausen, 1836 – Monaco di Baviera, 1904)















Sono lontane da me le ore del tuo amore,
sotto una luce di neve,
in qualche città che non conosco.
Le nostre vite si raggiungono, si confondono,
si scambiano singhiozzi, baci, sogni
ma siamo lontani miglia l’uno dall’altra,
forse in secoli diversi
su due pianeti erranti che si cercano
stanchi di non trovarsi

Eugenio Montejo





sabato 24 marzo 2018

Art by Steven Kenny (1962, American)



























Ci siamo sempre amati come se fosse
per noi incontrarci impossibile.

Forse per questo tutto è stato tra noi vero.
Quando il sole sorge, la luna tramonta;

non possono stare insieme per un intero
giorno due fonti di luce: eppure

niente vale di più che il quasi-mistero
del loro lento, necessario inseguirsi.

Giuseppe Conte





venerdì 23 marzo 2018

Art by Alberto Ziveri (Roma, 1908 - 1990)
































La terra, il mare, il fuoco, il vento,
il durevole mondo in cui viviamo,
gli astri remotissimi che quasi ci supplicano,
che son quasi talora una mano sugli occhi.

Venuta della luce che posa sulla fronte.
Di dove giungi, di dove vieni, amorosa forma che sento respirare,
che sento come un petto che racchiudesse musica,
che sento come arpe angeliche sonanti,
quasi ormai cristalline come il suono dei mondi?

Di dove vieni, celeste tunica che in forma di raggio luminoso
accarezzi una fronte che vive e soffre, che ama come la vita?;
di dove tu, che ora sembri il ricordo di un fuoco ardente come il ferro che marca,
ora ti plachi sopra la stanca esistenza di una testa che ti comprende?

Il tuo sfiorare tacito, il tuo arridente giungere come labbra dall’alto,
il tuo segreto mormorato all’udito che attende,
ferisce o fa sognare come il suono di un nome
che solo labbra fulgide possono pronunciare.

Adesso contemplando le tenere bestiole che si aggirano in terra,
bagnate dalla tua presenza o scala silenziosa,
rivelate alla loro esistenza, difese dalla mutezza
in cui s’ode soltanto il battere del sangue.

Guardando questa nostra pelle, il nostro corpo visibile
perché tu lo riveli, luce che ignoro chi invia,
luce che giungi ancora come detta da labbra,
con la forma di denti o di bacio implorato,
con il calore ancora di una pelle che ci ama.

Dimmi, dimmi chi è, chi mi chiama, chi mi dice, chi invoca,
dimmi che è quest’invio remotissimo che supplica,
che pianto a volte ascolto quando non sei che lagrima.
Oh tu, celeste luce tremante o desiderio,
fervente speranza di un petto che non si estingue,
di un petto che si lamenta come due braccia protese
capaci di allacciare tutt’intorno la terra.

Ahi amorosa cadenza dei mondi remoti,
degli amanti che tacciono sempre le loro pene,
dei corpi che esistono, delle anime che esistono,
dei cieli infiniti che in silenzio ci giungono!

Vicente Aleixandre