Art by Werner Petzold (Leipzig, 1940)
Gelosia... ossessione creata dall'umano pensiero che rende difficile il vivere.
*
In una relazione sentimentale non sei più sicuro di te, sei preso dal vortice dell'ossessione, quando ti rendi conto che la tua amata è nel pieno della maturità sessuale e tu l'hai passata da, da un po'.
Ti senti in ansia se non la contatti ogni giorno, se non le parli al telefono e, in ansia anche dopo averla sentita.
Mi rammento di alcune relazioni avute in passato che pretendevano chiamate regolari, telefonandomi in continuazione... adesso sono io che lo desidero: la mia droga telefonica giornaliera.
Dov'è l'appagamento, dov'è il senso di possesso se non posso averla?
Non trovo pace in questa storia e, non ci potrà mai essere, la differenza di età mi procura un dolore straziante e nello stesso tempo un intenso spasimante piacere.
Non mi era mai successo. Prima - No!
Prima non ero quello che sono oggi, ero in quella fase della vita in cui credevo di poter avere e fare tutto. Me lo ricordo quel gusto, quel piacere.
- Vedi una bella donna... la guardi da lontano. Ti avvicini e le dici: “Chi sei tu, meravigliosa creatura?” Seguiva cena a lume di candela... ecc... ecc...-
Quella era la fase della sfrontatezza dove non c'erano problemi se ricevevi un... No!
Oggi invece, mentre faccio questi cervellotici discorsi ho l'errata sensazione di non sapere cosa fare. Ma ecco lo scherzetto che ti fa il sistema biologico, raggiungi l'intimità con una persona prima di sapere le cose essenziali, su di lei.
Fin dal primo momento, hai capito che l'attrazione è esercitata da molteplici fattori (come parla, come mette in mostra il suo corpo, come sorride ad una tua battuta ecc...) poi c'è anche l'intuizione (è perfetta per me) più completa.
E l'attrazione tra i due non dev'essere necessariamente la stessa: lei può essere attirata da una cosa, come tu da un'altra.
È una parte dell'incanto, è la parte senza la quale niente sarebbe come vorresti che fosse.
Il sesso: ecco lo scatenante incanto necessario.
Le donne sono davvero tanto incantevoli, una volta tolto il sesso?
C'è qualcuno che trova incantevole un'altra persona di questo o di quel sesso se non nutre per lei un interesse di natura sessuale?
Ma cosa c'entra tutto questo giro di parole, diresti stando seduta al mio fianco: con le mie tette, i miei occhi e tutto il resto del mio corpo?
L'impulso selvaggio.
Questa è una commedia mia cara, si recita per creare un collegamento spontaneo alla lussuria.
Ma non sarebbe meglio andare subito al sodo? “Scopiamo!!!”.
*
Così quella sera ci incontrammo... cenammo in un delizioso ristorantino, alla fine della quale andammo a teatro, era in programma una commedia che non gustai appieno; passare la serata seduto accanto a te, avvolto nel tuo profumo e dal tepore della tua spalla appoggiata alla mia, sbirciando in continuazione il bel solco tra i seni della scollatura che l'abito metteva in evidenza avvolgendo il tuo bellissimo corpo, mi distraeva non poco.
Mi ero fatto un calcolo, mentre dal palcoscenico giungevano a noi le voci degli attori; è una quarta misura, ne sono certo, io di tette me ne intendo: hai due seni veramente importanti, molto belli, polposi e la pelle è bianchissima, quella pelle che, quando la vedi, ti fa venire la voglia di baciarla, di annusarla, di leccarla.
In teatro, seduti vicini nelle poltroncine di velluto, in penombra, nel forzato silenzio, nella parziale immobilità, la situazione era surreale. Cosa potrebbe esserci di più erotico, in una simile situazione nell'apparente quiete, avendo accanto un magnifico, eccitante corpo. Quanto avrei voluto impadronirmi delle tue mani, portarle alla bocca baciandoti le dita una dopo l'altra.
Dopo la commedia facemmo due passi discorrendo del più e del meno per sgranchirci le gambe, dopo quella lunga seduta ci voleva, il centro città era ormai semi deserto. La proposta venne spontanea; anche se a essere sincero fosse tutta la sera che la rimuginavo nei miei pensieri/desideri: “Ti va di passare da me a bere l'ultimo drink?"
“Okay - mi dicesti, ma solo dopo un attimo di riflessione, - questa è probabilmente l'idea migliore prima di salutarci.”
Arrivati a casa mia chiedesti di indicarti la via per il bagno: “Intanto tu metti della musica, che sia rilassante, ma anche stimolante” girandoti e facendo l'occhiolino mimasti un passo di danza con una mossa del bacino.
Tra le mie memorie mp3 trovai un pacchetto di brani abbastanza piacevoli, un mix di musica pop e classica.
Nel momento del tuo ritorno dai diffusori acustici si levava imperioso un melodico brano tratto da una sinfonia di Beethoven, d'impulso dirigendoti verso di me iniziasti a muovere scherzosamente le braccia in alto, come se a dirigere l'orchestra fosti tu e non un grande direttore.
Guardare i tuoi splendidi seni che sobbalzavano quasi volessero librarsi in volo liberandosi da quel leggero tessuto che li teneva prigionieri, mentre facevi finta di dirigere l'orchestra con la tua invisibile bacchetta era per me maledettamente eccitante e, forse, a quanto ne sapevo, era il vero motivo per cui fingevi di dirigere l'orchestra.
Non poteva esserci voluto molto tempo perché nella tua mente si formasse l'idea che continuare a fingere l'amicizia tra noi era pura ipocrisia.
Nei due sessi, infatti, non c'è un punto di blocco assoluto.
Non c'è modo di trattare razionalmente questo impulso selvaggio e sfrenato.
Il caos che procura l'eros è destabilizzante, il suo culmine è l'eccitamento.
Si torna ai primordi... il dominio in materia di sesso è sempre lei a decidere, è lei che sceglie, dove, come e quando.
Ad un certo punto scrutando nella mia libreria, un libro attirò la tua attenzione: non ricordo quale fosse il genere che trattava, anche se non dimenticherò mai quel momento.
Con movimenti sinuosi accompagnandoti con la musica ti sedevi nell'angolo del divano, facendo una torsione con il busto e, con il libro appoggiato sul bracciolo iniziavi a sfogliarlo; a causa dell'inclinazione e del tuo sporgerti in avanti, l'orlo del vestito si alzò verso l'alto, mettendo in mostra le tue bianche natiche avvolte in una leggera mutandina nera, ne vidi chiaramente la forma, al momento pensai alla casualità, fu il leggero movimento della testa rivolta verso di me che mi fece capire che era l'invito a rimirarle: - guarda com'è sono tonde - la prima mossa come speravo l'avevi fatta tu.
Adoro guardare quel tuo corpo alto, pieno, in te vedo la carnalità femminile, ed è carne buona, abbondante, ed è per questo che quando la vedi ringrazi il creatore di averci donato cotanta bellezza.
Eri lì, non proprio distesa, ma comunque, con le natiche girate verso di me. Una donna cosciente del proprio corpo come lo sei tu, si comporta così lanciando l'invito: - che aspetti.
L'istinto sessuale mi dice che quel culo leggermente velato, messo sfacciatamente in mostra, è la prova che non devo più reprimere il desiderio di toccarlo, ho visto come lo muovevi mettendolo in mostra mentre ti dirigevi verso il bagno.
Era l'esposizione perfetta.
Cominciai titubante ad carezzare quei candidi globi con il timore di un rifiuto... che non arrivò.
Dicesti: “Lo sai che questa è una strana situazione, non potrò mai essere legata a te, abbiamo due vite differenti.”
- “Non esistono le differenze se c'è il desiderio di donare e donarsi.”
- “Ti prego, resta con me.”
Vidi il tuo viso accendersi in un sorriso: “Okay, per ora, per questa notte... ma non potrò mai essere la compagna della tua vita.”
“D'accordo”, dissi e, nel mentre riflettevo; cosa le fa pensare una situazione simile, mai nella nostra amicizia avevamo incluso questa eventualità.
La vita certe volte ti fa delle sorprese impensabili... non importa la differenza d'età, no, non è quello che ti preoccupa... ti sto toccando il culo e cosa mi vieni a dire? Che non potrai mai essere veramente mia.
Non sapevo esistessero ancora simili donne, sei decisamente più originale di quanto immaginassi.
“Io amo il mio piccolo mondo, - mi dicesti - amo l'intimità della mia famiglia, per questo, non potrò mai essere veramente tua.”
Quella tua ingenuità, unita a quel tuo corpo meraviglioso, così allettante... quella prima sera, non mi sentii più sicuro di poterti scopare.
No, non importava quello che mi dicevi: eri così maledettamente bella che non soltanto non riuscivo a resisterti, ma non vedevo come avrebbe potuto farlo chiunque altro, e fu in quel momento, mentre le mie dita giocavano con l'orlo dello slip e accarezzavo gli stupendi sodi globi spiegandomi, che mai avresti potuto essere solo mia, che nacque la mia tremenda gelosia.
E così finimmo in camera da letto... tutto accadde così in fretta.
Ti spogliasti, con movimenti lenti, studiati, era di seta nera il tuo intimo, un completo molto sexy, sconvolgente il contrasto con la candida pelle.
Rimasi sorpreso non poco da tanto ardire.
Adesso lo so che l'hai scelto perché volevi piacere, piacere? Tu sei la fine del mondo da vestita.
Sono certo che l'hai scelto non solo per vedere la mia reazione, ma anche per ammirare il tuo corpo accarezzato dalla seta, compiacendosi di quello che vedi.
“Qualcun altro deve vedere tutto questo.”
Noi uomini non abbiamo idea, di quanto sia intelligente o stupida, di quanto sia superficiale o profonda, di quanto sia innocente, di quanto sia consapevole, di quanto sia furba, saggia, persino perfida la donna. Con una donna padrona di sé dotata di una simile forza sessuale, non ne hai idea e non l'avrai mai. Quel groviglio che è il suo carattere non lo vedi, è offuscato dalla sua bellezza.
Rimasi turbato, profondamente turbato, quel corpo era troppo per me.
“Guardami” dicesti, mentre mi scrutavi cercando di capire quello che provavo in quel momento, mentre lasciavi scivolare ai tuoi piedi, denudandoti, quell'esiguo tessuto. Mio Dio che magnificenza possono creare due amanti nell'atto più puro dell'amore. Sì, perché quel giorno su di loro scese la mano divina, concependo questo audace, sensuale corpo.
Il viso incorniciato dai corti corvini capelli, facendo risaltare i luminosi occhi e le labbra dal colore del rubino. Due cose tra le altre attirarono la mia attenzione, in quel magnifico corpo dal candido colore dell'avorio.
La prima ad attrarmi furono, i seni, i seni più belli che abbia mai visto, e di seni, ne ho visti un bel po', erano tondi, pieni, perfetti, col capezzolo che sembra essere messo li per essere adorato, baciato, quel capezzolo tra il rosa e il bruno chiaro che è così eccitante.
La seconda parte in quel generoso corpo era il pube... liscio, glabro. Con la forma del sesso che si stagliava tra le cosce in primo piano, gonfio, con quel taglio simile ad una albicocca pronta ad essere sorbita con delicati morsi.
Con un veloce gesto scostai le coperte e tu ti lasciasti andare nel mio letto, in un lampo mi sbarazzai dei vestiti, rimanendo anch'io nudo al tuo cospetto, il mio grande corpo con il pene quasi in perfetta erezione, tu allungasti le braccia verso l'alto, mettendo in mostra le ascelle perfettamente depilate cosparse di un umida sudorazione; mi chinai a leccarle, a baciarle, provocando in te brividi e gridolini.
Eri stupendamente bella, con quelle sontuose tette, che strinsi tra le mani appoggiando il viso in quella profumata morbidezza, per poi scendere a gustare il frutto che avevi messo in mostra in tutto il suo splendore aprendo le cosce dalla delicata pelle. Intuii subito che quello era il tuo punto erogeno, un urlo strozzato usci dalla tua gola quando la mia lingua lambì più e più volte la clitoride indurita come un piccolo cazzetto. Il tuo corpo sobbalzava ad ogni mio stimolo, inarcandosi, la mia testa spinta dalle tue mani in quella mia deliziosa prigione delle tue cosce. I tuoi gemiti e tremori si susseguirono per alcuni minuti, la mia bocca era grondante dei tuoi umori, mi tirasti per i capelli facendomi scivolare sul tuo corpo.
Nella tua bocca trovai il fuoco della passione e, già quella prima volta, accettasti di buon grado di sederti su di me, lasciandomi la visione del tuo corpo ondeggiante. Dopo l'insicurezza iniziale ti impadronisti completamente di me, spingendo a fondo dentro la fica il cazzo con violenti assalti. Fui costretto a rallentare questo tuo spasmodico momento, tirandoti a me baciando quel tuo viso trasognato, dimentica di tutto, gli occhi chiusi, presa da un impulso irrefrenabile, come quando fingevi di dirigere un'orchestra.
Immagino che ti stessi abbandonando completamente, ma era troppo importante per me farti assaporare l'estasi di due corpi uniti nell'orgasmo finale.
Poiché sapevi com'erano seducenti le sue tette, volevi che io potessi goderne nel vederle danzare mentre ti muovevi su di me, avevi accettato di salire sul mio corpo mettendoti a cavalcioni sul mio ventre.
Per essere la nostra prima scopata, mi sorpresi quando di tua spontanea volontà cominciasti a giocherellare con le tette attorno al mio cazzo. Ti sporgesti in avanti mettendoti il cazzo tra i seni, per farmelo vedere mentre me lo stringevi tra le tette mimando l'andirivieni del coito. Sapevi quanto mi eccitava quella vista, la pelle delle tette sulla pelle del cazzo, un tutt'uno da sballo.
Ricordi quello che ti dissi? “Ti rendi conto che hai i seni più belli che io abbia mai visto?”
E tu come una segretaria precisa che non dimentica mai nulla dicesti: “Sì, lo so, vedo come reagisci guardando le mie tette.”
“Amo, il tuo corpo, amo i tuoi magnifici seni, amo toccarli, amo affondare il viso in quella morbidezza, amo il loro odore, amo la loro pelle liscia, li amo, non mi stancherò mai di dirlo.”
Non ho mai capito il perché voi donne, iniziando dall'adolescenza non vi sentite sicure del vostro corpo, gli trovate mille difetti, vi lamentate di qualcosa di cui non dovreste affatto lamentarsi. Arrivando addirittura ad occultare come se fosse un difetto da tenere ben nascosto, il seno, c'è una vergogna di cui non si riesce a capirne l'origine, tocca a chi vi sta vicino e vi ama rassicurarvi, farvi capire il piacere che da la visione di quella parte anatomica, da cui dovreste trarne vanto nell'esporla e, nel sentirsi guardate.
L'assalto finale da parte mia su quel corpo opulento durò il tempo giusto per mandarci in estasi, dopo gli ultimi affondi uscii ponendomi sulle tette che irrorai con una calda eiaculazione.
Dopo quella prima volta ci vedemmo in altre occasioni.
Ma quando facevamo l'amore, nei primi tempi eri troppo focosa. Ti davi troppo da fare per stupirmi... - calmati, affiatati a me - ti dicevo, meno energia, devi usare più grazia, se vuoi controllare l'impulso.
La prima volta che me lo succhiasti, muovevi la testa come una forsennata con la rapidità di un martello pneumatico... mi fu impossibile non venire molto prima di quanto avessi voluto, ma poi, appena arrivai allo spasmo, ti fermasti in attesa di vedere lo schizzo dello sperma... per me fu come venire senza godere.
Nessuno nelle tue precedenti esperienze ti aveva mai detto che non devi smettere proprio in quel momento?
Dopo quel primo momento cominciò una turbolenta relazione... mi cercavi ad ogni ora del giorno e della notte, con il pensiero fisso: fare all'amore, fare sesso sfrenato in tutti i modi possibili.
Come quella sera che eri stesa sul mio letto sotto di me, in attesa che ti aprissi le gambe e te lo ficcassi a fondo in quella tua umida fica, tutto dentro in quella rosea bocca fagocitante; ti spinsi due cuscini sotto la testa e tirandoti su ti feci appoggiare alla spalliera del letto, con le mie ginocchia ai lati del tuo corpo e il mio culo seduto sul tuo petto, mi sporsi verso il tuo viso e senza alcun indugio te lo feci scivolare in bocca spingendo a fondo. Mi ero stancato dei tuoi pompini meccanici, senza fantasia, volevo sconvolgerti, ti tenni, immobilizzata tenendoti per i capelli, due grosse ciocche nelle mani, tirate verso di me, come fossero redini, volevo domarti come si fa con una cavallina selvaggia.
Il sesso, sa essere in certe occasioni veramente brutale, quest'uomo non è un bruto, ma conosce la brutalità e se costretto la sa praticare. Quando alla fine il mio vibrante corpo raggiunse l'orgasmo riempiendoti la bocca mi sentii soddisfatto, staccandomi vidi la tua espressione, eri furiosa, gli occhi lampeggiavano odio, dalla bocca aperta ansimante, colava il risultato del mio godimento. Troneggiavo su di te - in ginocchio, gocciolante - guardandoti freddamente negli occhi; mi mostrasti i denti serrati, come a volermi dire - ecco cosa avrei potuto fare se solo l'avessi voluto.
Eri bellissima nella tua furia, non lo dimenticherò mai.
Questo fu il vero inizio del tuo dominio... ero l'artefice del tuo dominio su di me; avevo forgiato un'amante sensuale, esperta, cattiva quanto basta.
La maggior parte della gente rimane sbigottita dalla differenza di età, ma è proprio questo che ci attira, non sapendo che quello che li lega è una forte attrazione erotica e un grande amore per la vita.
Nel nostro caso è la differenza d'età che ci permette di sottometterci a vicenda nelle nostre scorribande tra le lenzuola, ed è una sensazione unica, ricavandone sia il piacere della sottomissione che il piacere del dominio.
La gelosia...
Un giorno qualcuno ti porterà via da me... lo sento... lo conosco.
So di cosa è capace lui, perché quel giovane uomo sono io.
Vedo che ti segue con lo sguardo mentre attraversi la grande piazza, ti segue con lo sguardo, ti si avvicina, come ho fatto io quella sera che ti accompagnai a teatro.
Tu che calzi stivali di pelle, con un abito che risalta le tue esplosive curve. Che schianto di femmina in quella tiepida sera d'autunno, che sbatte sfacciatamente in faccia alla gente la sua bellezza, per farsi desiderare e ammirare da tutti. Mostrando a tutti la sua felicità.
Quella stupenda donna sta venendo da me.
Quando, infine, la perderai e, questo prima o poi succederà, rammenterai tutto quello che c'è stato con lei... quando se n'è sarà andata, la ricorderai com'era con te, giovane uomo che non sei più.
La vedrai camminare così leggera nel suo elegante vestitino, avanzando verso di te – novella dea dell'amore – e superandoti sparirà, sfuggendo per sempre ad ogni tuo controllo.
Un'opera d'arte, tu sei donna rara, la bellezza nella sua forma più classica, ma viva!
Il mio desiderio!
La tua bellezza è semplicemente tutto quello che sei senza toglier niente senza aggiungere altro.
*
Ieri
non è che un sogno e domani è solo una visione, ma ogni giorno ben
vissuto rende ogni ieri un sogno di felicità ed ogni domani una
visione di speranza.
- Roberto Norberti -
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